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Candy Candy è una storia vera? La protagonista è esistita?

Candy Candy è una storia vera? La protagonista è esistita? In tanti si sono chiesti quali siano le origini della bionda protagonista del manga e anime di Kyoko Mizuki.

Candy è un personaggio completamente inventato dalla mente dell’autrice? Oppure Kyoko Mizuki ha preso ispirazione da una storia accaduta in passato?

Trovare informazioni su questo argomento non è stato facile ma ci sono alcuni spunti a riguardo in lingua straniera. Non sono informazioni ufficiali, tuttavia il materiale è davvero interessante e qui ve lo racconto.

Candy Candy è una storia vera? Ecco il periodo storico e la location

Cominciamo facendo un po’ di chiarezza sul luogo dove Candy è nata e vissuta e sul periodo storico.
Sappiamo quando è il suo compleanno secondo il manga: 7 maggio 1898. Più che la data di nascita, è la data del suo ritrovamento. La protagonista è stata infatti abbandonata davanti all’orfanotrofio della Casa di Pony. Nell’anime invece è una giornata nevosa, quindi probabilmente non è maggio ma gennaio o febbraio.

Nelle immagini del manga vediamo Candy con i capelli corti e biondi. Non sembra appena nata ma ha probabilmente qualche mese di vita.
Se teniamo buona la data del 7 maggio e considerando il suo carattere forte, probabilmente è di segno zodiacale ariete ed è nata tra la fine di marzo e gli inizi di aprile.

Nello stesso giorno Miss Pony e suor Maria trovano anche Annie, quella che diventerà la sua migliore amica. E guardando al suo carattere, si direbbe che sia nata nei primi mesi dell’anno: potrebbe essere di segno zodiacale acquario o pesci.

Per quanto riguarda la location siamo negli Stati Uniti a sud del lago Michigan. La vita della giovane Candy inizialmente si snoda tra il villaggio di Lakewood e la contea di Henry in Illinois.

Come è nata la storia di Candy Candy nella vita di Kyoko Mizuki

La scrittrice e fumettista Kyoko Mizuki è nata nel 1949 a Tokyo. Ha ammesso di non aver avuto una vita felice: suo padre è morto quando lei aveva 12 anni e sua madre quando ne aveva 21.

A partire dai 12 anni ha iniziato a scrivere una storia che la rispecchiava e in cui si immedesimava: al centro della narrazione c’era la famiglia nobile degli Andrew e la protagonista orfana che venne da loro adottata. Questo racconto nel 1975 è diventato il manga Candy Candy. L’adattamento anime è uscito nel 1976 a cura della Toei Animation.
Ma perché la giapponese Kyoko Mizuki ha ambientato la storia di Candy Candy negli Stati Uniti alla fine del 19esimo secolo?

Candy Candy è esistita? Ecco chi potrebbe essere

Secondo il canale YouTube messicano YMX Supervivencia, Candy Candy è una storia vera. L’autrice avrebbe preso spunto da alcuni eventi e persone realmente esistiti negli Stati Uniti a ridosso del 20esimo secolo. All’epoca esisteva la nobile famiglia degli Andrew (in alcune traduzioni di Candy Candy il cognome appare come Ardley, Adley o Ardey ma non ci sono tracce di questi cognomi tra gli aristocratici dell’epoca).

La famiglia Andrew adottò una giovane proveniente da un orfanotrofio, che poi si innamorò del figlio più giovane. La famiglia si oppose a questa relazione e provò a separare i due giovani. La ragazza fu costretta a lasciare la casa degli Andrew ma i due innamorati continuarono a sentirsi scrivendosi delle lettere che confluirono poi in un romanzo epistolare. Dopo varie vicissitudini i due riuscirono a tornare insieme e a sposarsi.

Come vi dicevo all’inizio non ci sono conferme ufficiali che Kyoko Mizuki abbia preso ispirazione da questa vicenda, magari dopo aver letto il romanzo contenente le lettere d’amore di questi giovani. Ma sicuramente l’autrice si è documentata in maniera approfondita sulla vita degli americani alla fine del 19esimo secolo e sui loro usi e costumi, considerando il lavoro eccellente che ne è uscito. Inoltre Mizuki ha rimaneggiato la vicenda, aggiungendo molti personaggi e creando una storia più complessa e assolutamente originale e coinvolgente.

La stessa Kyoko Mizuki ha dichiarato che i suoi personaggi l’hanno accompagnata per tutta la vita e che per lei erano quasi reali. Scrivere il finale della storia è stato davvero triste, perché le sembrava di dire addio a persone in carne e ossa!

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