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La spiegazione del finale della serie Neon Genesis Evangelion

La spiegazione del finale della serie Neon Genesis Evangelion del 1995 è stata a lungo oggetto di discussione e ipotesi. Molte teorie si sono rivelate complesse e difficili da capire per la maggior parte dei fan. Anche per questo l’autore Hideaki Anno ha portato avanti il progetto di Neon Genesis Evangelion producendo il lungometraggio “The End of Evangelion” e i film “Rebuild of Evangelion”.

In questo articolo rimaniamo sulla serie del 1995: vi spiego in maniera molto semplice alcuni dettagli che rimandano alle teorie della meccanica quantistica e che fanno luce su tutto il senso della storia.

La teoria quantistica alla base della spiegazione di Neon Genesis Evangelion

Qui vi mostro a grandi linee e in maniera elementare cosa ha scoperto la fisica quantistica.

Questa teoria fisica nasce nel 19esimo secolo, in seguito alla scoperta delle falle della meccanica classica. Essa infatti non era in grado di spiegare tutti i fenomeni della realtà, come l’elettromagnetismo e la natura degli elettroni e dei fotoni.

C’è stato un esperimento che si è rivelato illuminante e che ha portato i fisici a dire “L’osservatore crea la realtà”.

Si tratta dell’esperimento di Copenaghen del 1927 attuato dagli scienziati Niels Bohr e Werner Heisenberg per capire il comportamento di fotoni ed elettroni. Senza elencarvi troppi dettagli che sarebbero incomprensibili, arriviamo alle conclusioni. Cosa ha scoperto questo esperimento?

Fin dalle elementari ci è stato insegnato che un atomo è composto da un nucleo (formato da protoni e neutroni), attorno al quale ruotano uno o più elettroni secondo orbite prestabilite. L’esperimento di Copenaghen ha dimostrato invece che nell’atomo gli elettroni non percorrono orbite prestabilite ma probabili. Solo nel momento in cui si procede ad un esperimento di laboratorio dove un osservatore (un essere umano qualunque) va a misurare la posizione dell’elettrone, esso si trova esattamente in un’orbita prestabilita.

Se l’elettrone (o il fotone) non viene osservato si comporta come un’onda. Se viene misurato si comporta come un corpuscolo o un particella statica. Per questo si dice che l’essere umano fa “collassare la funzione d’onda dell’elettrone”.

La meccanica quantistica apre le porte alla psicologia

Questo esperimento ovviamente è stato verificato solo a livello microscopico (atomi, fotoni, elettroni). Ma da qui sono partite una serie di ipotesi e teorie di psicologia, parapsicologia e filosofia sull’applicazione a livello macroscopico (cioè nella vita di tutti i giorni). In sostanza: è possibile che l’uomo riesca a modificare la realtà anche solo guardandola? Se così fosse ognuno di noi sarebbe una specie di “dio inconsapevole”, che plasma la realtà senza rendersene conto. E se un essere umano diventasse consapevole di questo suo potere? Allora potrebbe modificare la realtà a suo piacimento.

Adesso però torniamo alla serie di Hideaki Anno e vediamo come le teorie della meccanica quantistica possono offrire una spiegazione del finale della serie Neon Genesis Evangelion.

Il fulcro della storia è Rei Ayanami?

Molti fan della serie non hanno ben compreso gli ultimi due episodi della serie del 1995, ovvero il 25 e il 26, che contengono una serie di scene e situazioni che sembrano non reali, bensì tratte dalla mente del protagonista. Ma ci sono anche altri dettagli lungo la serie che rimangono incomprensibili. A meno che non ricorriamo alla meccanica quantistica. Vi ricordo anche che Hideaki Anno ha dichiarato di aver studiato molto la psicologia, la filosofia e le discipline moderne collegate.

Nel primo episodio Shinji Ikari arriva nella città di Neo Tokyo 3 nel pieno di un’attacco da parte di un Angelo. Per strada vede una ragazza con i capelli azzurri corti. Lei è Rei Ayanami ma lui ancora non la conosce e lei non può essere lì, perché è ricoverata in ospedale a seguito di un combattimento.

Anche nell’episodio 24 durante lo scontro fra Shinji e il quinto pilota degli Evangelion, Kaworu Nagisa, appare Rei Ayanami. Ma lei non può essere lì in quanto è ancora convalescente in ospedale.

Facciamo un salto indietro all’episodio 23. La scienziata Ritsuko è nel Terminal Dogma con Shinji e Misato. Ritsuko rivela la natura di Rei Ayanami. Lei non può mai morire, perché la sua coscienza viene trasferita in corpi-fantoccio tutti identici creati apposta per farla continuare a vivere.

Se osservate le scritte per terra troviamo parole come “Strangeness”, “Top”, “Bottom”. Queste diciture si riferiscono a tre tipologie di quark. I quark sono particelle elementari che formano neutroni e protoni e che sono state scoperte dalla meccanica quantistica.

Sulla base di questi dettagli i fan sostengono che Rei Ayanami sia un essere semi-divino creato in laboratorio in seguito agli studi di meccanica quantistica, in grado di infrangere le regole dello spazio-tempo e della materia.

La spiegazione del finale della serie Neon Genesis Evangelion

A mio avviso invece i dettagli collegati a Rei Ayanami sono una citazione alla meccanica quantistica in generale ma non è lei il fulcro della storia.

La storia di NGE è quindi da rileggere completamente unendo psicologia e meccanica quantistica, elementi razionali e irrazionali. Il centro di tutto è Shinji Ikari e Neon Genesis Evangelion mostra la realtà dal suo punto di vista. Shinji Ikari che crea la realtà. All’inizio è inconsapevole di questa sua possibilità (che tutti gli esseri umani possiedono) ma verso la fine lo capisce.

Nell’ultimo episodio Shinji guarda la realtà in maniera diversa e crea un mondo completamente ribaltato, dove lui è un semplice studente delle superiori. Sua madre è viva e con lei c’è l’amorevole padre Gendo Ikari (che durante la serie non è per niente amorevole). Asuka è una sua amica e compagna, Rei frequenta il loro stesso istituto, Misato è una sua sexy professoressa, ecc.

Non tutti gli elementi della vicenda hanno una spiegazione “logica” per il semplice fatto che sono frutto della realtà soggettiva di Shinji, che sta plasmando il suo mondo.

Nelle ultime battute dell’episodio 26 Shinji è riuscito a creare un mondo dove tutti si complimentano con lui e lo applaudono, perché questo era il suo desiderio.

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